Il Ramo D'oro

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Aggiunto il 24 gen 2005

Un clima di forti risonanze interne, di emozioni visive che si raccordano ad un tessuto spirituale in cui si coniugano memoria e sogno, intensamente, con una forte attesa meditativa, con una sensibilità lirica e musicale, così si legge l’arte di Setyo Mardiyantoro. La sua origine indonesiana si riconosce soprattutto nel taglio finemente decorativo e lineare del suo segno pittorico; un decorativismo che è raccordato ad una tensione visionaria e intimista, ad una lettura di segni minimi della percezione visiva, che nel riflesso psicologico diventano riflettori di uno spazio interno e sensibilissimo. Si interpretano così i suoi paesaggi, in cui talora si intravedono profili conosciuti di architetture italiane. Luoghi che nulla hanno di realmente naturalistico, sebbene tutto in essi sembri riverberare una natura esultante di colori e di luce. La vera arte di Sethio è nel suo filtro sensibile e poetico, un filtro che si alimenta di una spiritualità che recupera il visibile nel sensibile con una disposizione emotiva che ha del religioso, del mistico.
D’alta parte non si pensi ad un’arte impulsiva, legata al solo palpito emozionale, alla felicità di un riflesso sensibile puramente cromatico e segnico. L’arte di Sethio è segnata per un verso da una forte spinta introspettiva, da un contatto meditato con le proprie emozioni, per l’altro scaturisce da una riflessione compositiva, da una misura composta e attenta dell’architettura visiva. Gli stessi suoi paesaggi fantastici rivelano una struttura che sembra funzionale al dettato emotivo, a ciò che l’artista intende comunicare e rivelare di sé e della sua vita.Ciò lo si nota anche nelle sue pagine più decorative, negli acquerelli, che pure sono percorsi da una liricità intrinseca che seduce, che appassiona.Lo si nota anche nelle pitture più liriche e sognanti, in cui il segno ha come una sua interna significazione, non solo in termini sensitivi, ma altresì didascalici, ossia illustrativi di una scelta espressiva, di un modo di rappresentare la realtà e di rappresentarsi. La conferma deriva dalle sue immagini più figurative, che sono giocate sul simbolo, ovvero sulla coniugazione di una tipologia femminile con un contesto decorativo. Dunque arte anche pensata, ma filtrata comunque in una visibilità interna, in una manifestazione che trascende la forma, che anzi assegna alla forma una natura rivelativa dello spirito.
Giorgio Agnisola

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Aggiunto il 24 gen 2005

Ha partecipato ad importanti mostre collettive e a saloni d’arte come Fondazione Alcantara, Scuola Casa Luisa Amelia Vegas de Vegas, Ambasciata del Paraguay, La Quinta Biennale Internazionale Victor Valera dell’Università delle Ande, Fundarte, Associazione Venezuelana di Artisti Plastici (AVAP), Sala di Esposizioni Pro-Venezuela, Collegio Medico del Distretto Federale, Incontro di Giovani Artisti e Grandi maestri nella Galleria Li.
Ha realizzato mostre individuali nella Sala Pequiven, filiale di Petroli del Venezuela a Caracas con la sua mostra intitolata “La Natura, Ammirazione e Vita”; nella Scuola di Arti Visive Cristobal Rojas con la sua mostra intitolata “La Natura Bramosia Perenne”; nella Borsa dei Valori di Caracas (Bolpriapen) con la mostra “Dalle altezze”.
Ha ricevuto distinzioni e premi importanti come il Secondo Premio del Secondo Salone d’Arte Ospedale Militare di Caracas, 1993; Menzione d’Onore nel Secondo salone di Pittura Maria Lonza a Caracas, 1994; Primo Premio nel Secondo Salone del I. A. D. E. M., 1975.
Ha esposto in Italia presso il Museo del Sannio (Benevento),
Castel dell'Ovo (Napoli), Istituto Italo Latino Americano (Roma), "Il Ramo d'Oro" centro d'arte e cultura (Napoli). Oltre che in queste istituzioni sue opere si trovano in Italia presso il Consolato del Venezuela in Napoli e l'ambasciata del Venezuela in Roma

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Aggiunto il 24 gen 2005

Note critiche di Carmine Montella
La pittura di Alberto Allup è un tuffo nella natura tropicale. Con essa egli istaura una intrinseca comunicazione che gli consente di restituirla nella sua autenticità strutturale ed estetica, con le sue forme e i suoi colori, con la sua bellezza e la sua essenzialità. Due elementi dominano il paesaggio rappresentato: la foresta e il fiume. Sempre compresenti nello spazio pittorico, si condizionano a vicenda col gioco prospettico, con la varietà dei toni, con la scansione dei colori. Due elementi che, diversi e complementari, separati e necessari, generano un senso drammatico che si estrinseca in una serie di contrasti, in cui sono racchiusi il significato e il valore del dipinto.
Staticità - dinamismo
La foresta si presenta con monumentale corposità, come una realtà vegetale composta e solida, che sfida il tempo, pur restando fedele a se stessa.L’acqua del fiume scorre e, scorrendo, si muove, cambia, varia, lambendo i margini della foresta, ma senza soffermarsi, senza attardarsi.
Ombra – luce
La foresta racchiude nella sua intimità, un’ombra densa, continua, perenne. La luce del sole si ferma sulle cime e sulle chiome degli alberi, ma non riesce a violentare la sua immacolata verginità. Quella luce che, invece, familiarizza con l’acqua del fiume, in un carosello capriccioso di chiaro e di scuro, con l’instancabile sorpresa di fluide apparenze.
Silenzio – rumore
Allup riesce a creare, con mezzi pittorici, una concreta suggestione sonora. Alla foresta si addice il silenzio che nessun grido di essere vivente arriva seriamente a lacerare, tanto è chiuso e profondo.L’acqua del fiume, al contrario, fa sentire la sua voce. A volte lieve e dolce nella calma della corrente; a volte assordante e minacciosa nella velocità delle rapide, nel salto delle cascate.
Natura – umanità
Nella natura che Allup dipinge, non c’è l’uomo, non ci sono le opere dell’uomo. Egli la ripropone quale era all’alba dei tempi, libera nella sua forza, spontanea nella sua vitalità, incontaminata nella sua bellezza. Prima che l’uomo intervenisse per assoggettarla, strumentalizzarla, inquinarla. Se si coglie, attraverso i contrasti, il senso drammatico della pittura di Allup, si perviene alla sua essenza. La si può definire: mistero. Della foresta che non si riuscirà mai a penetrare; del fiume di cui non si vedrà mai la fine. Mistero dello spazio e del tempo. Partendo dalla concretezza delle cose rappresentate nella loro definita visibilità, svanisce nella dimensione dell’immaginario, della fantasia, del sogno.

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Aggiunto il 24 gen 2005

Studia pittura e disegno a Edwood Park, New York nel 1952. Nel 1960 segue corsi avanzati di pittura e disegno nella Scuola d’Arte Plastica di Muturin, Venezuela, distinguendosi nel dominio delle composizioni figurative. Nel 1978 studia e approfondisce la figura umana nell’Accademia Camden Town di Londra col maestro Jack Yates.
Ha partecipato a prestigiose mostre collettive tra le quali possiamo citare: “Cristo secondo l’arte Venezuelana”, nella Sala Pequiven, marzo-aprile 1999, mostra interistituzionale promossa dalla Petrolchimica Venezuelana (Pequiven). Università Cattolica Andrés Bello (UCAB), Teologia (pro-teologia); “Dio Padre Creatore” Università Cattolica Andrés Bello (UCAB), “Bolivar”, Prima Collettiva Colombo-Venezuelana, Sala Pequiven, luglio 1999; “Cinque per il Mondo” Amici Museo Jacobo Borges, Caracas, settembre 1999; “Salone Annuale di Pittura XXVIII°”, Camera del Commercio di La Guaira, ottobre 1999. E’ stata premiata dal Museo Sacro di Caracas nel Concorso di Presepi per la sua opera “Il Portale”, Menzione Pittura Tradizionale.
Ha realizzato mostre individuali nel Museo Archeologico di San Felipe, La Fortezza (San Felipe, regione Yaracuy, 1999); Museo del Municipio Libertator (Museo Caracas, 1999-2000); Museo Sacro di Caracas (2000); Consolato del Venezuela a New York (2000); Università Cattolica Andrés Bello e Scuola di Arti Visive Cristobal Rojas di Caracas (2001).
Ha esposto in Italia presso il Museo del Sannio (Benevento), Castel dell'Ovo (Napoli), Istituto Italo Latino Americano (Roma), "Il Ramo d'Oro" centro d'arte e cultura (Napoli).
Sue opere sono in Italia presso il Museo del Sannio (Benevento), Castel dell'Ovo (Napoli), Istituto Italo Latino Americano (Roma), "Il Ramo d'Oro" centro d'arte e cultura (Napoli), l'Ambasciata del Venezuela in Roma, il Consolato del Venezuela in Napoli

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Aggiunto il 24 gen 2005

Note critiche di Carmine Montella
Nella pittura di Socorro Peraza, protagonista è l’indio. Esso è rappresentato con costante attenzione, con analitica compiacimento, con sentita partecipazione. Lo stato d’animo che conduce la pittrice ad accostarsi alla figura dell’indio e al suo mondo culturale e ambientale, è di curiosità intellettuale e di umana simpatia. Si comprendono, perciò, le scelte compositive e pittoriche da lei compiute: la sobrietà dei particolari tipici, l’evidenza prorompente dei primi piani, l’eleganza ricercata degli ornamenti, la coloritura esaltante della nudità, la vigoria matura dei corpi degli adulti, l’innocenza delicata dei corpi dei giovani. Eppure questa figura di indio trascende la sua splendida fisicità e il richiamo obbligato alla realtà tropicale in cui vive.Essa assurge alla dignità del simbolo, che acquista spessore significativo perché si colloca al confine di due civiltà. La sua, da cui proviene portandosi dentro un carico di valori e di vissuti; la nostra, che le si muove incontro aprendosi al riconoscimento, alla comprensione, alla tutela.
Simbolo, quindi, complesso, profondo. Esso emerge con impeto espressivo in alcuni punti focali di questo universo pittorico. Per esempio, nella normale intimità di un gesto, di un atteggiamento, di una situazione, in cui si fondono e si confondono necessità e gratuità, lavoro e gioco. Ma, soprattutto, in questi occhi, grandi, fermi, sicuri. Occhi interrogativi, che chiedono notizia sul segreto della vita, sulla condizione dell’esistente, sull’incognita dell’avvenire. Tra stupore e smarrimento, tra incertezza e speranza. Perciò la pittura di Socorro Peraza richiede la presenza, oltre all’indio, di un coprotagonista. E’ l’osservatore. Mai come in questo caso non gli è consentito di essere distratto, di farsi da parte. Egli è costantemente richiamato all’interno del quadro e costretto ad impegnare la sua intelligenza, la sua sensibilità.
Pittura che impone contatto, immedesimazione, coinvolgimento. E’ questa la sua ambiguità, è questa la sua ricchezza.

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Aggiunto il 24 gen 2005

Curriculum di Belinda Casanova:
Studi:
Scultura presso la Escuela de Arte y Fuego “Candido Millan”
Iscritta all’associazione venezuelana degli artisti plastici.
Esposizioni collettive:
2000:
-Centro di ecologia, “Ecologia 30”, Instituto Venezolano de Investigaciones Cientificas (IVIC), Altos De Pipe, Stato Miranda.
2001:
- FOSPUCA, Arte per il riciclaggio, “Reincontrarsi”, VI esposizione Caracas
- Istituto Venezuelano d’Investigazione Scientifica (IVIC), “Caleidoscopio”, Altos de Pibe, Stato Miranda.
- Centro Commerciale Los Naranjos Plaza, “Strada dell’arte”, Urb Los Naranjos, Caracas
2002:
- La Nueva Galeria LNG,c.a., Centro Commerciale, Città Tamanaco, Caracas.
Esposizioni individuali:
2000:
Istituto Venezuelano d’Investigazioni Scientifiche (IVIC), “Forme e spazi”, Altos de Pipe, Stato Miranda
2001:
- Galeria Espiral: “Il nudo altra dimensione”, Escuela de artes visuales Cristòbal Rojas, Caracas.
- Sala Pequiven, “Sogno di donna”, Chacao, Caracas.
-Intevep-PDVSA, “Tendenze”, Los Teques, Stato Miranda
-Biblioteca Pubblica Paul Harris, “Il bello, l’erotico, il sensuale attraverso la scultura di Belinda Casanova”, Caracas
- Ministero degli esteri, “Sogni di donna”, Caracas
2002:
-Università Nazionale Sperimentale Simon Rodriguez, “Risvegli”, Caracas
-Museo Archeologico San Felipe, El Fuerte, “Prospettive femminili”, San Felipe, Stato Yaracuy.
Sue opere sono presenti presso:
PEQUIVEN, Caracas; Universitad Nacional Experimental Simon Rodriguez, Caracas; Museo Archeologico San Felipe, El Fuerte, San Felipe, Stato Yaracui

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Aggiunto il 24 gen 2005

Orlando Campos:
Sogno di donna
Belinda Casanova
Nella opera di Belinda Casanova le forme prendono vita man mano che si risvegliano dal letargo della pietra. Il movimento dei corpi va col ritmo dei secoli e con la cadenza dell’esser donna. Il suo gesticolare segue reminiscenze di tipo erotico e ancestrale. Non vi è impeto ma piuttosto sussiego, è il celebrarsi di un rituale pieno di pace e armonie. E’ lo stare in trance prima della vita medesima. Si produce una congiunzione tra corpo-donna e pietra. Il trionfo della donna sulla pietra dalla quale viene è la vittoria della bontà sulla brutalità, è la dolcezza che trionfa una volta di più sulla rudezza, la sua scultura libera potenzialità per convertirsi in una unità di donna e intorno cosmico. La femminilità cosmo-pietra appartiene al cosmo divino, conforma una mistica propiziatoria per unificare sensualità con spiritualità. L’eros sessuale si tramuta in eros mistico. Le forze che si svegliano femminili si manifestano fino alla creazione materna, creazione scultoria, creazione sogno-realtà.
Il sensuale e l’erotico sono espressioni di evidenza intima di eventi piacevoli umani, spirituali e amorosi. Si tratta della trasformazione e unione della donna col cosmo. La sua scultura evidenzia la sua sorellanza con tutto ciò che vive inclusa la materia inorganica e col mondo. Le sue sculture emergono dalla materia prima della roccia. Viaggiano dall’interiorità della terra e s’incarnano e s’incarnano nei bei corpi di splendide donne immortalate nelle sculture. Da questa unione sgorga un sentimento ineffabile di pienezza che nella scultura simbolizza il sogno-realtà dell’eterno femminino. La sua enfasi artistica è anche espressione di una necessità interiore, un anelito supremo a realizzare la integrazione della totalità del mondo nella donna. Donna che è il legame tra la natura e la coscienza della sensualità erotica, ristabilendo una relazione di unità della donna con la natura. La trascendenza femminile è sempre una esperienza calma e piena. Reclama speranza e pace. Nella opera di Blinda Casanova la scultura si fa orazione. Orazione che arriva all’altare di una umanità meglio compresa, le cui suppliche sono per ottenere un regno di bontà fondato nella sensualità corporea femminile nata da una compenetrazione cosmica divina. Dall’ Ara o pietra sacra nasce la donna in tutto il suo splendore e maturità per offrire il suo corpo come dedizione totale al cosmico senza mezze misure né egoismi. Le sue opere sono sensibili, non indifferenti alla ammirazione e alla contemplazione che attuano come alito e fuoco e penetrano l’anima e lì la fecondano, sciogliendo la timidezza facendo sì che affiorino pensieri e sentimenti propri di persone gioiose, che hanno riconosciuto in loro una opzione improcrastinabile che arricchisce il bilancio e graffia la chitarra della grazia e canta alla vita. Le storie delle sue sculture attraversano e riempiono l’ambiente artistico. Ambiente rifugio da dove si stabiliscono coordinate segrete che dirigono il volo della nostra fantasia verso regioni da dove la creazione e il lavoro si uniscono formando luoghi per il godimento dell’opera plastica.
L’opera scultoria di Belinda restituisce e proietta le risonanze del discorso del riscatto del femminile il qualcosa di reale. Sono sogni convertiti in una realtà scultorea. La possibilità diede luogo alla realizzazione da un anelito intimista ad una unità organica e spirituale. Le sue sculture toccano le notti della creazione. Sono impulsi che affiorano da un mondo delicato, non abituato. Sono un omaggio all’incanto. Esplorano l’intima corteccia del prototipo della donna, frutto di talento, ricercatrice di forze, sottigliezze della natura, visioni della realtà capaci d’impressionare l’animo.

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Aggiunto il 24 gen 2005

Nato a Cantù in provincia di Como e operativo nel campo dall’arte e del cinema da quattro anni nella città di Torino. Simone Catania inizia la carriera artistica con la partecipazione a Proposte XVIII 2003, con l’installazione video-sonora dal titolo “Realtà”, in seguito ha lavorato come artista e regista principalmente tra le città di Torino e Roma presso emittenti televisive, agenzie pubblicitarie, Istituzioni pubbliche e private tra cui il Museo d’Arte Contemporanea Castello di Rivoli, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, la Galleria artecontemporanea41, "Art Attack Advertising", la Velan, la vetrina Italgas.
Realizza anche diversi cortometraggi tra cui “Martedì 23”, un piano sequenza di 28 minuti, che partecipa a festival italiani e stranieri (Europa, Canada, Usa) e in Grecia vince il premio speciale per la regia.

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